BUON MIELE !
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ULTIMA MODIFICA PAGINA: 03-12-09 La storia - ape e uomo
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Fin dalla remota antichità l'uomo ha cercato di utilizzare il lavoro delle api al fine di procurarsi il miele. A questo scopo ha operato inizialmente il furto, andando in cerca di alveari naturali (questa pratica è ancora in uso in alcune popolazioni). Il passaggio successivo avvenuto in tempi antichissimi (fin dal neolitico) è stato quello di offrire ricoveri (bugni villici), come vasi di terracotta, cesti, alberi cavi, agli sciami di passaggio ed, a fine stagione, spesso uccidendo tutte le api, ottenere per colatura e spremitura dei favi, il miele. Questo pratica è stata in uso tal quale più o meno fino ad un secolo fa.
Già a partire dal neolitico, nel bacino del Mediterraneo, col passaggio dall'uomo cacciatore e raccoglitore all'uomo allevatore ed agricoltore, è iniziata l'avventura dell'allevamento di api e quindi dell'apicoltura, seppure in maniera rudimentale. Si tratta di una pratica che, più o meno nello stesso modo salvo piccoli cambiamenti locali, è confluita dalla raccolta del miele selvatico (ancora oggi praticata in alcuni luoghi) all'apicoltura, ed è andata avanti, nel corso di millenni, con la medesima gestualità. L'acquisizione della tecnica è insomma il risultato di un perfezionamento passo passo che affonda in radici antiche. Il miele ha rivestito importanza oltre che come dolcificante, anche sotto il profilo medico e religioso, così come la cera. Insomma la storia dei prodotti delle api si intreccia con la storia dell'uomo. Un po' come per il vino. Il ciclo produttivo del miele comprendeva una prima fase di cattura dello sciame, l'inarniamento in arnie orizzontali o verticali e quindi un periodo di produzione, da parte delle api, di costruzione dei favi e produzione di miele. Infine la raccolta, la decantazione ed immagazzinamento del miele. La raccolta prevedeva l'estrazione dei favi, nel caso di arnie orizzontali le api venivano solo calmate; nel caso di arnie verticali venivano uccise. Questo perché essendo i favi costruiti dall'alto, nel caso di arnia orizzontale, l'apertura su un lato non rovinava i favi penduli ancorati dall'alto. Nell'arnia verticale invece, in cui veniva asportato il coperchio, tutta la costruzione veniva distrutta. La fumigazione, che risale all'età preistorica, era il primo passaggio; veniva realizzata bruciando piccoli legnetti o letame secco in un affumicatore. Sono comunque arrivate ad oggi, immagini pittoriche di falò accesi nei pressi di apiari o sciami da catturare, non è quindi da escludere che la fumigazione avvenisse anche per accensione diretta di fuochi nelle vicinanze. La seconda operazione era l'estrazione dei favi: l'apicoltore tagliava i favi più vecchi lasciando quelli nuovi e pieni di miele per le covate. Venivano usati coltelli di tipo particolare allungati e molto taglienti. La terza operazione era la colatura del miele attraverso un paniere di salice, oppure un intreccio di vimini, in un catino sottostante. Questa operazione veniva fatta al chiuso ed in penombra, sia per evitare l'arrivo di molte api richiamate dal miele, sia perché, probabilmente già si intuiva, il buio preserva la qualità di molti alimenti fra cui il miele. Dopo la colatura si procedeva alla spremitura dei favi direttamente con le mani. L'azione successiva era quella di decantazione, il miele veniva chiuso in vasi di terracotta per qualche giorno e poi veniva schiumato.
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