Fin dalla remota antichità l'uomo ha cercato di utilizzare il lavoro delle api al fine di procurarsi il miele. A questo scopo ha operato inizialmente il furto, andando in cerca di alveari naturali (questa pratica è ancora in uso in alcune popolazioni). Il passaggio successivo avvenuto in tempi antichissimi (fin dal neolitico) è stato quello di offrire ricoveri (bugni villici), come vasi di terracotta, cesti, alberi cavi, agli sciami di passaggio ed, a fine stagione, spesso uccidendo tutte le api, ottenere per colatura e spremitura dei favi, il miele. Questo pratica è stata in uso tal quale più o meno fino ad un secolo fa.

Per evitare di dover uccidere le api ed anche per effettuare un controllo della famiglia, si è arrivati alla moderna apicoltura e, passando attraverso vari tipi di ricoveri, alle arnie razionali. Le arnie sono realizzate in modo di fornire alle api una zona, nido, per l'attività di deposizione delle uova e della scorta necessaria, ed una seconda struttura aggiungibile, melario, in cui stipano miele in sovrappiù. Sono costruite generalmente in legno ed hanno telaietti amovibili ed ispezionabili su cui le api costruiscono i favi.

Pittura rupestre raffigurante raccoglitore - Spagna - mesolitico (Achillea GPL)
Pittura rupestre raffigurante raccoglitore - Spagna - mesolitico (Achillea GPL)

Già a partire dal neolitico, nel bacino del Mediterraneo, col passaggio dall'uomo cacciatore e raccoglitore all'uomo allevatore ed agricoltore, è iniziata l'avventura dell'allevamento di api e quindi dell'apicoltura, seppure in maniera rudimentale. Si tratta di una pratica che, più o meno nello stesso modo salvo piccoli cambiamenti locali, è confluita dalla raccolta del miele selvatico (ancora oggi praticata in alcuni luoghi) all'apicoltura, ed è andata avanti, nel corso di millenni, con la medesima gestualità. L'acquisizione della tecnica è insomma il risultato di un perfezionamento passo passo che affonda in radici antiche. Il miele ha rivestito importanza oltre che come dolcificante, anche sotto il profilo medico e religioso, così come la cera. Insomma la storia dei prodotti delle api si intreccia con la storia dell'uomo. Un po' come per il vino. Il ciclo produttivo del miele comprendeva una prima fase di cattura dello sciame, l'inarniamento in arnie orizzontali o verticali e quindi un periodo di produzione, da parte delle api, di costruzione dei favi e produzione di miele. Infine la raccolta, la decantazione ed immagazzinamento del miele. La raccolta prevedeva l'estrazione dei favi, nel caso di arnie orizzontali le api venivano solo calmate; nel caso di arnie verticali venivano uccise. Questo perché essendo i favi costruiti dall'alto, nel caso di arnia orizzontale, l'apertura su un lato non rovinava i favi penduli ancorati dall'alto. Nell'arnia verticale invece, in cui veniva asportato il coperchio, tutta la costruzione veniva distrutta. La fumigazione, che risale all'età preistorica, era il primo passaggio; veniva realizzata bruciando piccoli legnetti o letame secco in un affumicatore. Sono comunque arrivate ad oggi, immagini pittoriche di falò accesi nei pressi di apiari o sciami da catturare, non è quindi da escludere che la fumigazione avvenisse anche per accensione diretta di fuochi nelle vicinanze. La seconda operazione era l'estrazione dei favi: l'apicoltore tagliava i favi più vecchi lasciando quelli nuovi e pieni di miele per le covate. Venivano usati coltelli di tipo particolare allungati e molto taglienti. La terza operazione era la colatura del miele attraverso un paniere di salice, oppure un intreccio di vimini, in un catino sottostante. Questa operazione veniva fatta al chiuso ed in penombra, sia per evitare l'arrivo di molte api richiamate dal miele, sia perché, probabilmente già si intuiva, il buio preserva la qualità di molti alimenti fra cui il miele. Dopo la colatura si procedeva alla spremitura dei favi direttamente con le mani. L'azione successiva era quella di decantazione, il miele veniva chiuso in vasi di terracotta per qualche giorno e poi veniva schiumato.
Per quanto riguarda i ricoveri, le arnie, erano in genere ricavate da tronchi cavi o assi di legno o vimini intrecciato. Meno proficuo era l'uso di materiali perenni, ad esempio la terracotta, perché più suscettibili di forti variazioni di temperatura in relazione al clima esterno.
Testimonianze certe risalgono alla civiltà egizia già a partire dal 2700 a.C.. Numerose le fonti scritte, relative ad esempio a razioni quotidiane fornite ai partecipanti a spedizioni commerciali, a bottini di guerra, ad offerte, a leggi scritte per provvedere al furto di sciami ed alveari. Ancora in altri territori, zona costiera della Palestina e della Fenicia, si parla di commercio di miele insieme a quello di olio e balsamo. In scritti minoico - micenei (1400 - 1200 a.C.) si parla di miele come di prodotto di offerte oltre che di consumo.
Le prime testimonianze scritte riguardanti non solo il miele ma l'apicoltura come pratica, risalgono al periodo classico. Iniziando da Omero, molti filosofi nel periodo fra il III ed il II a.C. scrivono di apicoltura, di anatomia dell'ape, di formazione del miele. Ciò fa intendere che l'apicoltura era diventata una pratica abbastanza consolidata tecnicamente e che aveva assunto una rilevante importanza. Ciò è ulteriormente confermato da siti archeologici in cui si ritrovano nell'abitato numerose arnie orizzontali in terracotta.
Dalla cultura ellenica l'apicoltura passa quindi a quella latina. Esistono testimonianze scritte di come deve essere organizzato l'apiario (l'insieme delle arnie), in relazione al soleggiamento, al riparo ed infine all'approvvigionamento di acqua pulita. Gli usi del miele sono molteplici. Nella cucina romana, il miele oltre che come edulcorante era usatissimo per tutte le preparazioni di piatti agrodolci, nella preparazione di confetture, per la conservazione di frutti interi, per la preparazione di una bevanda alcolica (l'idromele). Nella cosmesi ne venivano ricavati oli, profumi e balsami. Nella medicina era usato per curare per svariate patologie. In agricoltura era usato per migliorare la qualità dei semi. Nell'artigianato era in uso fra l'altro, per mantenere la brillantezza dei tessuti. Il miele rivestì grande importanza anche in ambito religioso, era infatti il nutrimento degli dei; era associato alle dee madri che avevano a che fare con la fecondità della terra. Infine assunse un aspetto considerevole per il culto dei morti, probabilmente per i valori di rinascita e di purezza che gli sono associate; non era raro seppellire bambini all'interno di arnie o porre modelli di arnie all'interno di tombe. Da ricordare anche che il miele, per le sue capacità di conservazione, veniva applicato sul corpo dei defunti.
Trattandosi di una attività conservativa in cui le capacità acquisite si tramandano nei secoli, si ritrovano scene sostanzialmente immutate nel periodo medioevale ed oltre, magari con attrezzi diversi, ma sostanzialmente le medesime. Questo fino ad epoche recentissime. E' infatti solo intorno alla metà dell'800 che ha inizio l'apicoltura razionale a favo mobile ad opera di Langstroth. Le arnie diffuse, i bugni villici, sono stati così destinati ad essere soppiantati delle arnie moderne.

 

 

 

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